Arthur

Sarà che è un po’ che non scrivo su questo blog (lo faccio per lavoro in una specie di opificio del giornalismo, a volte prendo le distanze dal mezzo). Sarà che secondo me questa di Uber è la storia che dovrebbe aprire gli occhi a molti su come vanno le cose di questi tempi. Insomma, rieccomi a dissertare sul servizio di trasporto privato che ha la pretesa di sembrare molto innovativo. Senza esserlo realmente, sia chiaro. A parte – forse – per il ruolo di rompighiaccio del capitalismo hi-tech nel ridurre definitivamente il lavoro dipendente a un soprammobile di scarso valore.

In realtà, confesso, non ho nulla di veramente mio da aggiungere a quello che ho già scritto più volte. È che un’amica mi ha segnalato un post dell’investitore indipendente canadese (ce n’è un gran bisogno, di indipendenza, in tutti i settori) James West sulla sua Midas Letter.

West…

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